Il tromboembolismo venoso è oggi la terza causa più frequente di malattia e mortalità cardiovascolare dopo l’infarto miocardico e l’ictus e comprende trombosi venosa profonda ed embolia polmonare, condizioni che colpiscono ogni anno migliaia di persone, soprattutto pazienti ricoverati e fragili.
Nonostante il peso rilevante in termini di decessi, recidive e complicanze, il tromboembolismo venoso (TEV) rimane spesso sottostimato nella percezione pubblica, rendendo essenziale investire in percorsi strutturati di prevenzione, diagnosi precoce e gestione integrata tra ospedale e territorio.
In questa prospettiva, sabato 29 novembre nell’auditorium dell’ospedale “Versilia” si è svolto l’importante evento formativo “La gestione multidisciplinare del tromboembolismo venoso in Azienda USL Toscana nord ovest: professionisti a confronto”, con Davide Carrara, internista della Medicina Interna del “Versilia” come responsabile scientifico.
L’iniziativa ha riunito specialisti provenienti dai vari presidi dell’Azienda USL Toscana nord ovest e una qualificata rappresentanza dei medici di medicina generale, coprendo l’intero percorso del paziente: dalla gestione dell’embolia polmonare a rischio intermedio‑alto, alle indicazioni per la rivascolarizzazione nelle forme più severe, fino ai follow‑up ambulatoriali e alla sorveglianza della terapia anticoagulante nel lungo periodo.
Protagonista dell’iniziativa, introdotta dalla direttrice dell’ospedale Grazia Luchini, è stata la Medicina interna dell’ospedale “Versilia”, diretta da Francesco Corradi, che ha moderato i lavori sottolineando come il paziente con TEV rappresenti un esempio emblematico di complessità clinica internistica.
Dalle relazioni e dalla discussione è emersa la necessità di consolidare un vero “ospedale senza muri”, in cui i percorsi condivisi tra specialisti ospedalieri e medici di medicina generale permettano di intercettare precocemente le persone a rischio, evitare ospedalizzazioni inappropriate e garantire continuità assistenziale dopo la dimissione.
L’ampia partecipazione all’evento e il confronto tra le diverse professionalità confermano il ruolo dell’ospedale “Versilia” e della sua Medicina interna come riferimento per la gestione del tromboembolismo venoso, in linea con i modelli regionali di presa in carico integrata del paziente in terapia anticoagulante.








