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Scritto da Redazione
Cronaca
19 Gennaio 2021

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Nel marzo 2020, un imprenditore versiliese aveva presentato denuncia presso la questura di Massa Carrara poiché riteneva che la moglie fosse stata circuita ed indotta a consegnare una cifra importante di denaro ad una persona che si era approfittata della sua devozione religiosa.

La squadra mobile della questura apuana aveva avviato subito un’intensa attività di indagine riscontrando effettivamente che un uomo di 42 anni, ex sub-agente assicurativo, residente nella provincia di Alessandria, dopo essersi accreditato presso un esistente e attivo gruppo religioso, con falsi attestati di merito e millantando conoscenze importanti negli ambienti delle forze di polizia e della magistratura, aveva messo in atto una truffa milionaria a discapito di fedeli del gruppo religioso.

L’uomo, non nuovo ad episodi del genere, tanto da essere stato estromesso dalle precedenti attività assicurative, nel corso degli incontri ufficiali del gruppo religioso era riuscito a persuadere le sue vittime di avere “doti divine”, ponendosi così quale “guida spirituale” per le attività di culto.

Aveva indotto le vittime a credersi protagoniste di un “Progetto Divino” di rinnovamento della chiesa, che presupponeva la formazione di nuove “Sacre Famiglie”, di cui, per volere divino, sarebbe stato il capostipite, il tutto al solo scopo di circuire le malcapitate fedeli e farsi così consegnare denaro.

Nella messa in scena, faceva credere alle vittime della truffa, perlopiù donne, di collaborare con preti esorcisti, inesistenti, gestendo falsi account di posta elettronica con nomi di fantasia: Don Paolo, Don Carlos da Cracovia, Don Josè dal Portogallo, soprannominati “I Don”, che erano diventati un vero e proprio punto di riferimento per le malcapitate, cui si rivolgevano per “confessare” ogni turbamento interiore e psicologico, decisione od aspetto della loro vita.

In questo modo l’indagato, subdolamente, carpiva ogni loro pensiero, qualsiasi tipo di necessità e ne influenzava, determinandola, ogni scelta a suo esclusivo vantaggio.

Quando le vittime avevano dubbi sui suoi comportamenti e li manifestavano nelle lettere a “I Don”, costoro ricevevano, ovviamente, ogni rassicurazione al riguardo e così l’indagato poteva continuare a tenerle sotto la propria totale influenza.

Centinaia sono state le mail sequestrate dagli uomini della polizia che comprovano come egli manipolasse abilmente le sue vittime, dispensando consigli, interpretando eventi, inventando lotte notturne con “demoni” che intendevano ostacolare il “Progetto “Divino”, individuandoli in persone (familiari od amici delle vittime) che volevano “aprire gli occhi” alle vittime, invitandole a riflettere sull’operato del soggetto nei confronti del quale nutrivano dubbi.

L’uomo dispensava salmi e preghiere per le fedeli, che passavano ore ed ore a pregare per lui affinché potesse liberarsi dei “lacci” del Demonio e portare a compimento il “Progetto Divino”, dietro ovviamente versamenti di denaro effettuati dalle fedeli del gruppo su tessere post pay di cui aveva la piena disponibilità.

Tanti gli stratagemmi adottati dal truffatore, come quella della storia della grave situazione di salute di uno dei finti ministri di culto, l’inesistente Don Paolo, colto da ben due infarti e ricoverato in fin di vita in Livorno. Il tutto per fare leva sul sentimento religioso di “pietà umana” e spillare ovviamente altro denaro. Così facendo l’indagato, da una delle vittime, era riuscito a farsi consegnare, in più tranche, la somma di oltre 1 milione di euro, facendole credere che i “sacerdoti” ritenevano che sul suo patrimonio vi fosse un maleficio e che il denaro andasse “purificato”.

L’indagine degli investigatori della polizia, sostenuta da una complessa attività di ascolto di intercettazioni telefoniche e telematiche intercorse tra l’indagato e le sue vittime, ha riguardato anche la ricostruzione di tutti i movimenti di denaro effettuati dall’indagato, permettendo di scoprire l’acquisto di beni personali tra cui anche diverse autovetture.

Al termine delle indagini condotte dalla squadra mobile, con il supporto specialistico di uno psicologo in servizio presso il servizio centrale operativo della polizia, il Gip del Tribunale di Massa ha disposto la misura cautelare degli arresti domiciliari a carico dell’indagato, per i reati di truffa e circonvenzione d’incapace.

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