È chiaro che il nuovo posizionamento competitivo di Viareggio nel panorama toscano, tanto auspicato in passato, oggi che è realtà non piace a molti. Quando un territorio cresce, rinasce e si afferma, inevitabilmente occupa spazi prima appartenuti ad altri, intreccia nuove relazioni, si sviluppa, porta innovazione e modifica lo status quo. Uno dei nodi centrali è proprio questo: un attore nuovo che si siede ai tavoli decisionali, che vuole dire la sua, che non si accontenta delle decisioni altrui, ma desidera partecipare attivamente e affermare il proprio punto di vista.
Oggi Viareggio ha questo spirito pugnace e vivace: si presenta come città e comunità innovativa e creativa, e allo stesso tempo come polo di un’industria nautica di respiro internazionale, che cresce proporzionalmente al proprio contributo al PIL della Toscana produttiva. Ma non è solo questo. Anche nei servizi pubblici locali Viareggio ha un ruolo rilevante: è il socio di maggioranza relativa in GAIA (servizio idrico) e il terzo socio in Retiambiente (gestione dei rifiuti), dopo Livorno e Pisa, solo per citare due esempi.
E ancora, il suo peso si sente nel panorama culturale e turistico: il Carnevale, il Festival Pucciniano, il Premio Letterario Viareggio, la Galleria d’Arte Moderna, sono eventi e istituzioni di respiro europeo che generano un indotto economico significativo. A questi si aggiungono manifestazioni sportive di rilievo nazionale come il passaggio del Giro d’Italia, che richiama pubblico e attenzione mediatica da tutto il Paese. Senza dimenticare l’intramontabile appeal balneare di Viareggio: le sue spiagge, la passeggiata, gli stabilimenti storici, l’accoglienza ricettiva e il clima contribuiscono da sempre a renderla una meta ambita del turismo italiano ed europeo.
Una città con queste caratteristiche, in piena espansione dopo un dissesto drammatico, vuole contare, vuole esserci, vuole far sentire la propria voce.
Viareggio oggi produce ricchezza, e il suo dinamismo consuma potere. Ed è proprio questo il cuore del discorso: il potere, quello piccolo e quello più grande.
Un tempo, con un’amministrazione sofferente, a Viareggio si erano fatti largo molti “poterini” che agivano indisturbati in ogni angolo della città, accanto a poteri più strutturati, pubblici e privati, che mettevano le mani sui luoghi più delicati, come il porto. Tutto questo è finito grazie ad anni di duro lavoro, pulizia, regole, autorevolezza, competenza e dignità. La città si è rialzata e oggi pretende di essere artefice delle proprie scelte, nel rispetto dei programmi amministrativi che si è data. Non vuole più subire decisioni imposte da altri, che per anni hanno approfittato dell’appannamento della “Perla del Tirreno”.