«Abbiamo letto con attenzione l’articolo apparso sulla stampa e le dichiarazioni della consigliera delegata ai lavori pubblici, Michela Sargentini, ma non possiamo condividere né l’impostazione né le conclusioni presentate ai cittadini», scrivono in comunicato i consiglieri di Massarosa Pietro Bertolaccini, Nicola Morelli, Pietro Cima e Marzia Lucchesi.
«Partiamo da un punto dirimente: questa variante non doveva nascere. È ormai evidente che vi sia stata una grave sottovalutazione nella progettazione definitiva ed esecutiva. A dimostrarlo è un fatto semplice e difficilmente contestabile: i problemi strutturali al solaio sono emersi subito dopo l’avvio dei lavori, non a seguito di demolizioni imprevedibili o eventi eccezionali. Si tratta quindi di criticità che avrebbero dovuto essere individuate già in sede progettuale.
L’entità economica della variante – circa 500.000 euro – parla chiaro: non stiamo affrontando “piccole criticità”, ma problemi strutturali rilevanti, che confermano l’inadeguatezza della progettazione iniziale. Per questo respingiamo con decisione l’affermazione secondo cui l’intervento sarebbe stato causato da un evento “imprevisto e imprevedibile”: non è vero, e sostenere il contrario rischia di apparire come un tentativo di scaricare altrove responsabilità che invece meritano di essere chiarite.
Non è vero nemmeno che la variante sia stata elaborata in tempi accettabili. I fatti parlano chiaro: è trascorso oltre un anno prima che la documentazione venisse trasmessa al Ministero, un tempo lunghissimo che ha contribuito in modo determinante allo stallo del cantiere e all’accumularsi dei ritardi.
Non possiamo più “nasconderci dietro un dito”. La variante porta con sé responsabilità non solo tecniche, ma anche politiche, legate a una evidente mancata vigilanza».
Responsabilità che i consiglieri Pietro Bertolaccini, Nicola Morelli, Pietro Cima e Marzia Lucchesi ritengono «fondamentale accertare, per una questione di trasparenza dovuta ai cittadini e alle attività commerciali del territorio, già gravemente penalizzate da questi ritardi.
Ricordiamo che l’apertura dell’impianto era inizialmente prevista per ottobre 2024, poi rinviata a gennaio 2025, e oggi si parla addirittura di fine 2026. Questo ha già prodotto danni economici e sociali concreti, che non possono e non devono ricadere sulla comunità di Massarosa.
Inoltre, ribadiamo quanto già segnalato all’ingegner Giannecchini, Dirigente dei Lavori Pubblici, e ricordiamo anche alla consigliera Sargentini: la fine dei lavori non coincide automaticamente con l’apertura della piscina. Restano irrisolti nodi fondamentali, tra cui:
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locali tecnici fermi da oltre due anni, che richiederanno ulteriori risorse per il ripristino;
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installazione dell’impianto fotovoltaico sul tetto e ripristino del solare termico, essenziali per la sostenibilità economica dell’impianto;
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parere della Commissione provinciale di vigilanza sui locali di pubblico spettacolo, necessario per ospitare manifestazioni sportive: senza questo nulla osta, il numero massimo di persone all’interno dell’impianto non potrà superare 100.
È del tutto ragionevole pensare che, in assenza di questi interventi, il gestore possa rifiutarsi di aprire l’impianto».
Per tutto questo, i consiglieri Pietro Bertolaccini, Nicola Morelli, Pietro Cima e Marzia Lucchesi chiedono «chiarezza, assunzione di responsabilità e verità nei confronti dei cittadini. Massarosa merita una piscina funzionante, ma soprattutto merita rispetto».
