Anno XI 
Venerdì 13 Giugno 2025
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Scritto da Redazione
A. Versilia
11 Giugno 2025

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E’ trascorso un mese esatto, i tempi massimi previsti per la procedura, da quanto CIPIT – Seravezza ha rivolto all’Assessore Silicani la richiesta di rendere noti i dati relativi all’estrazione del marmo, al rispetto della percentuale del 50% del materiale trasportato a valle da lavorare in zona e i dati occupazionali del settore. Il  comune ha però respinto la richiesta. “Avevamo chiesto i dati, noi ma anche altre associazioni, a seguito di alcune informazioni rese sui social da parte dell’assessore alla cave, all’ambiente e alla riconversione ecologica che rassicurava di avere tutta la situazione in piena trasparenza sotto controllo” – precisa Brillante del Cipit e prosegue  - Tuttavia è risultato che  in comune non hanno dati occupazionali e intanto prendiamo atto di questo. Però allo  stesso tempo la nostra richiesta dati è stata respinta in quanto non si tratta di dati ambientali. Ma il comune su questo si sbaglia.” L’ufficio cave del  comune infatti aveva informato CIPIT che “le informazioni, nel loro complesso, non rientrano nell’ambito oggettivo di applicazione del D.lgs. 195/2005”.  Il Cipit ha riformulato la richiesta confermando il proprio convincimento che questi dati sono attinenti al concetto di informazione ambientale. “Infatti – secondo Brillante – lo sfruttamento della matrice suolo, è senza equivoco citato dalla legge. E il comune, autorizzando le varie attività estrattive per lo sfruttamento economico, previa asportazione dal suolo di una risorsa ambientale limitata e non rinnovabile come il marmo e il materiale lapideo, non può sottrarsi all’obbligo di rendere pubblici i dati”. Sempre che li abbia e che provengano da fonti attendibili, ironizza il Presidente del CIPIT. “Analogo ragionamento riguarda l’obbligo contratto dalle imprese in sede di autorizzazione di lavorare in zona almeno il 50 per cento del materiale estratto dal suolo e portato a valle. Questa, del resto, è stata concepita come una sorta di compensazione, se attuata, del consumo del territorio e dunque fattore connesso all’informazione ambientale, per cui Brillante  conclude: “Noi riteniamo, che oltre al rispetto dei diritti di informazione da parte di chiunque abbia interesse a sapere come stanno realmente le cose numeri alla mano, che un amministratore pubblico quanto esterna certezza, e dunque contribuisce alla formazione di opinioni tra i cittadini,  deve essere in grado di provare che non parla a vanvera. È una questione di autotutela, affidabilità e correttezza”.

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