Il Coordinamento Ambientalista Apuoversiliese torna all’attacco per avere i dati relativi all’escavazione del marmo: “A maggio 2025, più volte, alcune associazioni hanno presentato istanza al comune di Seravezza per conoscere tanto le quantità e la qualità del materiale estratto, quanto la percentuale di trasformazione in loco del materiale estratto così da comprovare il raggiungimento del 50 per cento della trasformazione in loco, come previsto dalle norme vigenti e nelle concessioni rilasciate. Il quesito si completava con la domanda sui dati occupazionali per poter fare un'equilibrata valutazione del rapporto costi-benefici. Il diniego a fornire queste informazioni è stato motivato sostenendo che "dati di natura occupazionale, quantitativi relativi alla produzione o lavorazione da parte di aziende operanti nel settore estrattivo... non (sono) riferibili direttamente a fattori, misure o attività aventi incidenza sull’ambiente" ed anche affermando che "parte delle informazioni richieste non risultano detenute dall’Ente, né elaborate né raccolte nell’ambito delle proprie funzioni istituzionali".
Forti i dubbi per il Coordinamento Ambientalista Apuoversiliese sulle motivazioni dietro al rifiuto: “Noi siamo certi che le nostre richieste sono connesse agli obblighi degli enti locali a fornire dati e informazioni dettagliate sulle attività che incidono "sulla matrice territorio". Esiste ampia documentazione su come la crescita dell'attività estrattiva collida con la tutela ambientale influenzando, in particolare, il degrado delle riserve idriche per inquinamento e distruzione delle falde acquifere del sistema carsico apuano e come questo si ripercuota negativamente sul benessere sociale per i costi che ne derivano di approvvigionamento e disinquinamento di cui si fa carico la collettività; insieme da sommare agli altri costi indiretti dell'attività estrattiva. Del resto sono previsti puntuali obblighi di monitoraggio, controllo e rendicontazione da parte degli enti preposti che hanno autorizzato ad estrarre.Pertanto recentemente la richiesta è stata riformulata indicando tutti gli articoli di legge che prescrivono la trasparenza su queste informazioni e che impongono all'ente di monitorare quantitativi e tracciare la filiera. Nell'istanza è stata inoltre chiesta copia della Pronuncia di Compatibilità Ambientale del progetto di coltivazione della cava Cervaiole, nonché le modalità di verifica delle relative prescrizioni obbligatorie: compito che il Comune dovrebbe adempiere con diligenza e rigore, ma alla luce della risposta ricevuta è lecito temere che tutto quanto non venga assolto con la necessaria solerzia e meticolosità.
Il documento presentato conclude domandando se siano state applicate e a che punto siano le compensazioni del Protocollo firmato nel 2006 fra Comune di Seravezza ed Henraux la quale, a fronte dell'abbattimento del Picco di Falcovaia si era impegnata a raggiungere il 60% della lavorazione in loco entro il 2011 ed a trasformare in lavorati finiti almeno il 25% del marmo lavorato internamente: perché è facile, a parole, giustificare l'estrazione sostenendo che il marmo porta occupazione e lavoro, ma poi bisogna fare rispettare gli impegni alle imprese e verificare la realtà con dati alla mano, altrimenti si ottiene solo di assicurare lucro a fronte di devastazione e costi sociali.
Già nel 2006, in un progetto finanziato dalla Regione Toscana, i costi a carico della collettività erano stati stimati pari a 169,50 euro a tonnellata tipo°. Costi a carico di noi cittadini, pagati di tasca nostra con le tasse, oltre il necessario, peraltro inadeguato, ripristino ambientale. Costi che già all'epoca non era possibile ripianare ma soltanto mitigare limitando l'escavazione al marmo lavorato in loco.
Vediamo se anche in questa occasione l'amministrazione comunale accamperà nuovi pretesti per evitare di rendere pubblico quello che invece dovrebbe essere portato alla conoscenza di tutti: trattandosi dello sfruttamento di un bene pubblico da parte di privati non essere a conoscenza o non voler divulgare quanto materiale viene estratto per ogni cava e quanti operatori vi siano occupati, lascia molti dubbi su come le istituzioni stiano operando per tutelare i diritti, il patrimonio comune, i lavoratori.
Concludiamo ricordando al sindaco e all’amministrazione comunale di Seravezza ed all’uscente Presidente e Consiglio della Regione Toscana che, in conseguenza delle sentenze 22 e 23 del 14 Luglio, l’ipotesi della proposta di conciliazione con Henraux (che in realtà era centrata sull'accettazione della richiesta del privato ad intestarsi definitivamente la loro proprietà delle terre) è stata delegittimata.
Pertanto chiediamo con forza:
- che si proceda a sospendere l'escavazione in attesa dell'elezione dell'ASBUC e della delimitazione delle superfici interessate dalla sentenza del 2020 di 7.000.000 di mq. Di uso civico e demaniale (sette milioni) “erroneamente” iscritti al Catasto da Henraux come propri.
- che le istituzioni competenti intervengano per il necessario adeguamento delle loro scelte amministrative alle disposizioni di un Giudice della Repubblica Italiana, scelte a suo tempo finalizzate ad assecondare le pretese di Henraux Spa e da noi sempre puntualmente e ripetutamente contestate nel merito a partire dal fatto che il privato sta scavando marmo in terreni la cui effettiva proprietà è oggetto di un lunghissimo contenzioso”.