L'arte e la poesia di Michelangelo Buonarroti raccontate dallo storico dell'arte e scrittore Davide Pugnana nell'incontro Michelangelo artista e poeta, in programma sabato 24 maggio alle 17.00 nel Giardino d'Inverno di Villa Bertelli a Forte dei Marmi. L'evento è promosso e sponsorizzato da Giulio Garsia financial advisor. Il genio di Michelangelo Buonarroti si è espresso non solo nella scultura e nella pittura, ma anche nella poesia, a cui l'artista fiorentino dedicò gran parte della sua straordinaria esistenza e delle sue energie per cercare di esprimere al meglio uno stato d'animo. Il suo fu uno stile unico, in un tempo dominato dal petrarchismo e sostenuto da Bembo, ma con un'attenzione anche a Dante, evidente nel Giudizio della Cappella Sistina. Tanti gli influssi che Michelangelo ebbe nella formazione giovanile nell'ambito della corte di Lorenzo Il Magnifico, fra i quali Agnolo Poliziano e Il filosofo Marsilio Ficino, traduttore in latino del pensiero di Platone, con collegamenti anche alla poesia stilnovista di Guinizzelli e Cavalcanti.
Se noi conosciamo meglio Michelangelo sul fronte delle arti visive, tra scultura e pittura – spiega Pugnana- abbiamo, invece, meno presente la sua attività poetica affidata ad un numero altissimo di rime, che egli scrisse lungo tutta la sua vita, spesso sui bordi dei fogli da disegno, accanto a schizzi a penna o a matita che ritraggono braccia, volti, studi di nudo, progetti architettonici; altre volte, le vergava sul retro dei conti, sui ricordi di spese, sulle lettere proprie ed altrui, oppure sotto una ricetta per il mal d'occhi.
Da parte mia, per questa conferenza ho scelto un taglio più classico, senza spettacolarizzare nulla. Parlerò degli inizi e della fine della sua parabola creativa, serrata tra due date periodizzanti, il 1499 e il 1564: ossia tra gli esordi e l'epilogo, Michelangelo scolpisce due "Pietà" memorabili. Quando egli pone mente e mano a quella che sarà la "Pietà vaticana" è un giovane e semisconosciuto uomo di ventiquattro anni che sta per muovere i passi decisivi su una scena artistica gremita di portentosi talenti. La sua "Pietà" vaticana aprirà il Cinquecento. Caverà dal marmo una delle opere del secolo. Sarà l'unica opera orgogliosamente firmata, lungo la fascia che corre sul petto di Maria. Sessantaquattro anni dopo, quando fa cadere sul marmo gli ultimi colpi di scalpello, Michelangelo ha ottantanove anni. Un'età inaudita per quei tempi che il dono di un fisico forte (condizione non secondaria per uno scultore fedele al faticoso taglio diretto) rese ancora più estrema. Fino agli ultimi giorni, e nonostante le sue condizioni di salute non fossero buone, Michelangelo si dedicò alla "Pietà Rondanini" iniziata nel 1552 e ripresa tormentosamente più volte, con piglio sempre coraggiosamente sperimentale nel suo impianto verticale e l'alternarsi di parti di fattura perfettamente rifinita e altre lasciate allo stato quasi grezzo. Definirla semplicemente "incompiuta" è riduttivo. Accanto al processo creativo visivo – conclude Pugnana - scorrevano i versi, le rime, le singole strofe che Michelangelo inviava ai suoi interlocutori o rivolgeva al suo stesso lavoro, come una meditazione di poetica. È in questa sinergia tra visivo e verbale che trova asilo il vertiginoso talento di Michelangelo. Evento gratuito. Prenotazione 0584 787251