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Scritto da Redazione
Ce n'è anche per Cecco a cena
28 Maggio 2025

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“Una buona giornata per noi e per i nostri cari che non ci sono più”. Lo ha detto martedì pomeriggio in tribunale a Firenze Daniela Rombi, presidente dell’Associazione Il Mondo che Vorrei di cui fanno parte i familiari delle vittime della strage ferroviaria di Viareggio del 29 giugno 2009, nel commentare la sentenza (la sesta, in circa 12 anni e a quasi 16 dalla tragedia) di appello – ter che ha confermato le condanne per i 12 imputati rimasti nel processo. Nessuno sconto, stavolta, con la speranza che la Cassazione – ter metta finalmente una pietra tombale sopra a questa vicenda così lunga e dolorosa. Non solo per i familiari delle vittime, ma per un’intera città. Diventata tristemente nota nel mondo, dal 2009 in poi, anche per quella tragedia immane.

Già, la città.

Subito dopo la divulgazione della sentenza, numerosi sono arrivati i commenti, inevitabili in momenti come questo. Da parte del mondo della politica in primis – da destra a sinistra -, ma non solo.

In mezzo a tante voci, il silenzio assordante – ancora una volta – del sindaco Giorgio Del Ghingaro.

Non una parola sulla sua pagina Facebook, né su quella del Comune.

Un atteggiamento nei confronti della vicenda e dei familiari, quello del sindaco, che affonda le radici nel passato. Non è certo la prima volta che Del Ghingaro snobba l’argomento, eppure ogni volta il suo silenzio stupisce.

Cosa sia successo esattamente fra la sua amministrazione comunale e i familiari nessuno lo sa, tranne i diretti interessati ovviamente.

Da osservatori esterni non possiamo però che stigmatizzare con forza un silenzio che non ha alcuna spiegazione né logica, né politica né – soprattutto – umana.

Se un sindaco non capisce il dovere di andare oltre eventuali dissapori personali su una questione così tragica e dolorosa, visto il suo ruolo di rappresentante di un’intera città, ha un problema.

E in questo caso, Del Ghingaro ne ha senz’altro uno.

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