Anno XI 
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Scritto da Vinicia Tesconi
Cultura
29 Ottobre 2025

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Nove racconti, nove storie apparentemente diverse per contesto, per trama, per tipologia di  voce narrante, accomunate dalla ricerca dell’autore di far parlare gli ultimi,  quelli che non escono dagli schemi,  quelli che restano nei binari di vite che sembrano non cambiare mai. Stiamo parlando di “Il dio dei giorni dispari”, l’ultima fatica letteraria di Paolo Logli, scrittore, sceneggiatore, regista e paroliere, un lungo e denso passato di successi nel cinema, in teatro e in televisione, autore storico dei testi delle canzoni del Banco del Mutuo Soccorso, originario di La Spezia, dove è nato nel 1960, ma ormai romano d’adozione. Ne “Il dio dei giorni dispari” Logli attinge a tutta la sua vasta sensibilità e alla sua penna veloce e potente per tratteggiare storie e personaggi che arrivano subito al lettore e permettono un’immediata identificazione, un completo riconoscimento di se stessi in ognuno di loro. Abbiamo raggiunto Paolo Logli al telefono e ci ha spiegato: “I racconti della raccolta sono un gioco di istantanee, quasi come gli scatti di un reportage fotografico, diversi tra di loro ma legati da un filo comune. Sono racconti che ho scritto di getto perché  alcune storie mi arrivano in mente in maniera improvvisa e mi portano a scriverle in poche ore. Poi le lascio nella memoria del file. Sono storie interamente compiute, ma che non hanno le gambe per diventare un romanzo. Rileggendole, ho scoperto che il senso comune che le legava  erano le stesse domande che io mi pongo da sempre e che ritornano in tutti i racconti. Ho scelto la formula della raccolta di racconti proprio perché mi ha permesso di raccontare più storie”.

Gli “scatti” narrati da Paolo Logli partono con un impatto fortemente coinvolgente con il primo racconto: “Adeste Fideles” in cui il protagonista riflette sulla ripetitività del suo modo di affrontare la vita, mentre osserva nella notte di Natale, il rito della statua del Bambin Gesù fatta emergere dall’acqua a Cadimare. Un amore finito, l’eterna voglia che qualcosa cambi senza fare mai  nulla per farlo accadere, la malinconia, la nostalgia e un protagonista che esce dalla pagina e quasi litiga col lettore, fuori dal libro, dentro alla sua coscienza. Le storie successive  spaziano dalla realtà storica di Lev Trockij  che scopre l’amore passionale con Frida Khalo a quasi sessant’anni dopo aver dedicato tutta la  vita a un’ideologia politica e si domanda quanto questa possa aver turbato il suo percorso umano nel racconto dal titolo: “Il demone meridiano”, al surreale con “La cosa che cammina” in cui lo spirito creato da una canna condivisa tra due malati terminali  tormenta le loro notti in ospedale e i loro eterni dubbi sul comune destino. “Ho ragionato molto sulla sequenza in cui far apparire i racconti del libro e  l’ho stabilita in un crescendo volutamente stralunato e stralunante”. In tre dei nove racconti compare la terra di origine dell’autore: la Liguria e la provincia di La Spezia. “Non so se è nostalgia per la mia terra – ci ha detto Logli -  So che quei luoghi tornano spesso nei miei ricordi, ma, forse è più nostalgia della mia giovinezza vissuta lì”. I racconti sono pervasi da rimandi musicali, quasi come una colonna sonora pop che risuona nella testa del  lettore: anche questo  tratto esclusivo della produzione letteraria dell’autore, che ha una grande passione per la musica: “Il mio legame con la musica è  viscerale – ci ha spiegato Logli -  perché  la mia formazione è avvenuta in parallelo sui libri e sui dischi. Ricordo, ad esempio, il disco “Il garofano rosso” del Banco di Mutuo Soccorso: lessi il libro omonimo di Elio Vittorini con, in sottofondo, il disco. Mi piace giocare coi significati delle parole, ma per evitare di andare su  un piano eccessivamente colto, mi appoggio sul retroterra pop musicale nel quale sono cresciuto che mi permette di rendere bene l’idea della disillusione”. “Il dio dei giorni dispari” è un viaggio nelle pieghe della vita e dei sentimenti, nella quotidianità  che è ripetitiva e unica allo stesso tempo, nelle difficoltà del percorso di tutti che divergono e accomunano sempre: un viaggio a occhi aperti, ma con il cuore in mano.

La raccolta “Il dio dei giorni dispari” di Paolo Logli (pp. 256, 20 euro) edita da Eliconea sarà in libreria nei prossimi giorni e a breve cominceranno anche le presentazioni del libro che porteranno l’autore anche a La Spezia e nell’alta Toscana.

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