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Scritto da Redazione
Cronaca
19 Gennaio 2024

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La sentenza emessa dal Tribunale civile di Lucca che vede parti in causa il Comune di Seravezza e Centria, la società di distribuzione gas del Gruppo Estra, pur confermando il decreto ingiuntivo ottenuto dal Comune, ha riconosciuto espressamente il diritto di Centria a richiedere la rideterminazione del canone in via amministrativa avanzando apposita richiesta prevista da una norma del codice dei contratti pubblici, secondo quanto emergerebbe dagli ultimi sviluppi giurisprudenziali. 

La sentenza non è quindi entrata nel merito della dimostrazione fornita da Centria delle condizioni di squilibrio e insostenibilità economica della gestione. Squilibrio dovuto all'automatica applicazione del canone previsto dal contratto, oggi in proroga per obbligo normativo,  sino al momento, del tutto incerto, in cui avverrà il subentro tramite gara,  di un nuovo gestore.  

Pertanto la questione è tutt'altro che definita. L'insostenibilità del canone era stata riconosciuta dallo stesso Tribunale nella precedente sentenza, che in ciò non è stata smentita da quest'ultima pronuncia, la quale  ha semplicemente ritenuto applicabile un altro strumento di tutela. 

Centria si riserva sia di presentare la richiesta di rideterminazione in via amministrativa, sia di appellare la sentenza per non aver preso in considerazione nel merito la ragioni della Società.

Il presidente di Estra, Francesco Macrì, dichiara: "E' inspiegabile come una concessione iniziata nel 2005, che sarebbe dovuta terminare nel 2015, sia da ben nove anni in proroga extra contrattuale imposta dalla legge. Siamo a tutti gli effetti vittime di un'anomalia. È assurdo, infatti, che un'azienda pubblica come la nostra, che gestisce un pubblico servizio, debba rimanere prigioniera di un canone che era stato contestualizzato 19 anni fa. Nel frattempo il mondo è cambiato, sono cambiati gli impegni, gli investimenti, le remunerazioni, dobbiamo renderci conto che siamo nell'ambito del business regolato. Siamo costretti da anni, e senza nessuna colpa da parte nostra, alla gestione di una infrastruttura con un canone iniquo che genera una perdita di centinaia di migliaia di euro che vanno a pesare su altre realtà territoriali pubbliche. Ricordo che la società è partecipata da amministrazioni pubbliche: bisogna avere la capacità di usare il buon senso e trovare un giusto compromesso promuovendo una "leale collaborazione" tra i vari ambiti pubblici".

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