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Scritto da Redazione
Cronaca
10 Agosto 2025

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Fu Giuseppe Vezzoni, nel 2003, a riportare alla memoria e a sollecitare commemorazioni e ricordi per la strage della Sassaia, avvenuta per mano nazifascista, nel 1944, nella quale persero la vita 38 civili. Lo fece con due articoli usciti sul Corriere della Versilia, nei quali Vezzoni chiedeva la commemorazione della strage sia al comune di Massarosa, sia a quello di Forte dei marmi, in virtù delle origini delle vittime. Spiega Vezzoni: “La strage fu perpetrata in due fasi: prima furono uccisi 31 ostaggi come rappresaglia a un attacco mortale partigiano, poi una pattuglia di soldati tedeschi fece prigionieri otto civili, che erano stati rastrellati giorni avanti e che, essendo stati trasferiti dal campo di concentramento di Socciglia di Borgo a Mozzano, si ritrovarono per strada dopo che altri tedeschi avevano requisito loro il camioncino che li stava trasportando a lavorare oltre il Monte Quieta, verso Forte dei Marmi. Giunti a piedi nei pressi della Sassaia, laddove i 31 civili erano stati da poco fucilati e lasciati in mostra sul ciglio della strada, sotto la sorveglianza di un soldato tedesco, gli otto cittadini di Forte dei Marmi, ai quali un graduato strappò i documenti e il relativo lasciapassare tedesco, furono presi a raffiche di mitra. Caddero ammazzati in sette: Pietro Bertoni (30 anni), Edoardo Cope (20 anni), Angelo Leonardi (45 anni), Giancarlo Polacci (30 anni), Roberto Ricci (48 anni), Italo Tognocchi (44 anni) e Vivaldo Tonini (41 anni). Solo Edilio Dazzi uscì miracolosamente vivo dalle raffiche di mitra. Dal riscontro effettuato del certificato di morte di Pietro Bertoni, una delle sette vittime, Guerrino viti, nipote del Bertoni, e lo scrivente si accorgono che la data di morte è certificata dall'ufficiale dello Stato Civile il 10 agosto 1944, pertanto il giorno prima della data che fino allora era storicamente indicata. Vezzoni conclude il pezzo pubblicato l'11 agosto 2003: Al di là dell'esattezza della data, questa strage di inermi non è ricordata con nessuna cerimonia specifica, come invece andrebbe doverosamente fatto. Nessuna corona d'alloro ricorda queste vittime”. All’epoca Vezzoni aveva suggerito: “ In concerto con il comune di Massarosa, potrebbe essere il comune di Forte dei Marmi a raccogliere questo vuoto spazio della memoria, dato che i sette cittadini uccisi erano suoi abitanti, per istituire una cerimonia ufficiale che il 10 agosto d'ogni anno, poiché dal 1991 nel giorno 11 si ricorda con una cerimonia ufficiale la strage di Mulina di Stazzema, commemori ed onori tutti i martiri della Sassaia”. Il 10 agosto 2004 i comuni di Massarosa e di Forte dei Marmi promuovono la prima commemorazione ufficiale della strage della Sassaia e durante la cerimonia vengono letti i nomi delle 38 vittime. Ma Vezzoni fa notare: “ Da quella data la cerimonia commemorativa è divenuta annuale, ma non sempre è rispettata la data del 10 agosto, come certifica l'atto di morte della vittima Pietro Bertoni. Nel luglio 2022 l'allora novantaduenne Guerrino Viti, storico corrispondente de Il Tirreno, mi chiama per verificare alcuni aspetti della strage. Intanto, dalla ben fornita documentazione che Guerrino ha raccolto durante questi decenni di ricerca e di interessamento sulla seconda guerra mondiale in Versilia, emergerebbe che non fossero otto ma undici i prigionieri che dal campo di concentramento di Socciglia avevano ottenuto il lasciapassare per trasferirsi a Forte dei Marmi, riunirsi alle famiglie e poi andare a lavorare alla Todt. Fra questi, tre erano seravezzini e otto fortemarmini. Finora la storia ha riportato che erano otto fortemarmini e solo uno, Edilio Dazzi si salvò fingendosi morto sotto i corpi dei compagni per alcune ore. Ma il testimone e superstite del 12 agosto 1944, Renato Brunini, anche lui costretto nel Campo di Socciglia dopo la cattura avvenuta il 24 luglio a Cardoso, ha sempre confutato la versione di otto fortemarmini dicendo che i trasferiti da Socciglia erano di più. Conoscendo la precisione del Brunini, anche Guerrino Guidi ha supposto che la realtà fosse così. Per questo ha chiesto di essere aiutato nel riscontro. La verifica a tre fatta da me con Viti e Alessandrini, ha fornito questo risultato:

Cope di Valromita Edoardo fu Giacomo e di Solisina Emilia, di anni trentotto, nato in Inghilterra, professore, domiciliato a Querceta, celibe.

 Giannelli Battista Luigi, figlio di Pilade e Bazzichi Livia è nato in Pozzi il 16-11-1918. Celibe, professione marittimo, è morto nel Comune di Massarosa il località Sassaia alle ore 19 del 10-08-1944, fucilato dai tedeschi. Il padre meccanico, la madre casalinga. La famiglia era residente in Pozzi. Sull'atto di morte del Comune di Massarosa appare "nato e domiciliato a Lucca", ma in realtà è nato a Seravezza, come dimostra l'atto stesso inviato per la trascrizione al comune di Seravezza a confermare che l'effettiva residenza doveva essere in questo comune. E' probabile che a Lucca avesse solo il domicilio.

Bentini Vilfredo Vittore Vincenzo, figlio di Enrico e di Buselli Maria, è nato a Seravezza in Via della Stesa il 11-04-1921. Celibe, Vicebrigadiere dei Carabinieri, è morto nel Comune di Massarosa il località Sassaia alle ore 17 del 10-08-1944, fucilato dai tedeschi. Il padre industriale e la madre casalinga.

A seguito di questo accertamento emerge che la strage della Sassaia avvenne il 10 agosto 1944, che nella prima fase dell'eccidio furono uccisi 28 civili, nella seconda 10. La squadra di internati nel Campo di Socciglia era di 11 uomini: 8 residenti a Forte dei Marmi e 3 a Seravezza. Dieci furono uccisi, solo uno, Edilio Dazzi, si salvò e poté raccontare l'eccidio. Anche il Comune di Seravezza pertanto è istituzionalmente coinvolto nella memoria della strage della Sassaia. Libera Cronaca onora oggi anche le 28 vittime di cui non sono stati riportati i nomi”.

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