Sabrina Mattei, presidente di CNA Lucca, commenta l'esito della candidatura di Pietrasanta, collegandolo a una riflessione più ampia sul ruolo dell'artigianato e delle politiche culturali nella costruzione di un'identità territoriale viva e sostenibile.
"La mancata vittoria di Pietrasanta come Città dell'Arte Contemporanea deve spingerci a una riflessione profonda. La nostra associazione è stata tra i promotori di questo progetto e siamo convinti che non sia necessario buttare al macero il lavoro fatto per la candidatura della nostra città, ma al contrario rilanciare, facendo ancor di più rete con l'intera comunità pietrasantina e con i territori limitrofi. Questo risultato seppur negativo, deve essere letto come punto di partenza per centrare l'obiettivo la prossima volta.
La vera forza di questa città, è sempre stata la sua filiera dell'arte: un sistema organico in cui artisti, maestri e artigiani lavoravano insieme, generando valore, cultura e bellezza.
La Piccola Atene si era guadagnata il suo nome perché rappresentava un unicum culturale autonomo e in grado di autosostenersi, proprio come una città Stato della Grecia, la migliore ovviamente per valori culturali e per produzione di idee, opere e quant'altro delle quali parliamo e ci beneficiamo ancora oggi. Era l'insieme perfetto e aggiustato nel tempo ad aver creato quel meccanismo virtuoso: artisti famosi che decidevano di avvalersi delle maestranze esperte, formate da una scuola nata ad hoc per questi lavori, ma che erano figli dei figli dei figli di una tradizione lunga e lontana che nasceva ben prima dell'arrivo di Michelangelo, ad esempio, con la bottega degli Stagi e di Bonuccio Pardini.
Maestranze che nei secoli, e ben prima dell'arrivo delle gallerie, hanno prestato, e ancora prestano, la loro arte per i monumenti, le chiese e le architetture di tutto il mondo.
Era il connubio artista-artigiano-cittadino che funzionava perché tutti si mischiavano nei bar e nei - pochi - ristoranti della città, che facevano prezzi in grado di far mangiare anche quei giovani che venivano per imparare e poi a loro volta riportare il nome di Pietrasanta nel mondo, descrivendola come una città unica e quasi da favola. Era il fatto di avere una biblioteca all'avanguardia in tutta la Toscana, dove i ragazzi studiavano e sentivano il valore della cultura come qualcosa di fondamentale e non accessorio; era il teatro, con un cartellone di altissimo livello e che ci teneva a far sì che i ragazzi frequentassero le rappresentazioni, offrendo loro abbonamenti a prezzi stracciati; erano i Salesiani con il loro modo di stare con i giovani e insegnare loro in una maniera che ancora oggi viene ripensata con nostalgia da chi l'ha vissuta; era l'aver ogni tipo di scuola, finanche una piccola sezione del liceo classico. Di sicuro era un sistema ben definito e organizzato che negli anni si è pensato di poter smantellare in alcune sue parti senza intaccarne la struttura principale. Oggi chiaramente la realtà è molto cambiata. Ma riteniamo che alcuni punti potrebbero essere utili alla discussione che anima Pietrasanta in questi giorni.
Ne cito solo alcuni: rimettere al centro le botteghe artigiane, non come testimonianze del passato, ma come luoghi di innovazione, sperimentazione e dialogo con il contemporaneo; rafforzare il settore della formazione, ricostruendo il ponte tra scuola, impresa e istituzioni culturali; promuovere la filiera del bello e del fatto bene, creando reti tra artigiani, artisti, designer, architetti e gallerie; restituire ai cittadini i luoghi della cultura, perché teatri, biblioteche e spazi pubblici tornino a essere motori di comunità. Pietrasanta è ancora un luogo straordinario, dove arte, mestiere e comunità possono tornare a mescolarsi per costruire futuro".