“La Collezione Maccari Nel mio salotto” è la nuova mostra a cura di Davide Pugnana, che verrà inaugurata venerdì 12 settembre alle 11 nella Sala Ferrario di Villa Bertelli a Forte dei Marmi. Un omaggio dedicato dalla Fondazione Villa Bertelli a uno degli artisti in mostra nel Museo Quarto Platano al secondo piano della Villa, che proseguirà poi successivamente con personali di altri pittori e scultori esposti al Museo. "Inaugurando in questo modo - ha sottolineato il presidente di Villa Bertelli Ermindo Tucci - un percorso artistico, che entrerà nel cuore del messaggio inviato con la nascita del Museo Quarto Platano e omaggerà i singoli autori con esposizioni mirate e costruite appositamente per loro, sempre nell'ottica di un'ideale continuità con il Museo".
Questa densa e preziosa antologia di opere proviene dalla collezione degli eredi Maccari, con un nucleo prevalentemente selezionato sul fronte della ricerca pittorica.
"Il sottotitolo della mostra – spiega il curatore Davide Pugnana - mette l'accento su uno spazio di intimità spesso al centro dell'iconografia maccariana: il salotto. In quel microcosmo ovattato, tra le penombre custodi non solo della produzione ma della memoria del pittore, come idoli fissi, immuni al tempo, si affollano i dipinti, gli acquerelli, i disegni, i diari, le lettere, tutto lo sterminato paesaggio della fluviale produzione visiva e verbale di Mino Maccari. Il ventaglio temporale della collezione Maccari abbraccia un arco di attività molto dilatato che qui principia dagli anni Trenta e arriva a toccare gli anni Settanta, instaurando un dialogo fecondo e serrato con la collezione permanente del museo del Quarto Platano. Funambolo della linea, occhio implacabile e arguto, lepido castigatore di vizi, maestro della sintesi formale, termometro dei vizi e delle pieghe della vasta e tentacolare commedia umana; autore di moderni bestiari umani, inventore di colori stesi come micce pronte a scoppiare; artista dal graffio satirico e dall'umorismo ridanciano declinati in un segno librato ora in ardite scorciature ora violentemente troncato, Mino Maccari - Siena, 1889 – Roma, 1989 - , per un singolare effetto ottico, più si allontana da noi e dal nostro tempo più diviene ostinatamente nostro contemporaneo. Disegnatore, pittore e incisore, Maccari, che fu della generazione di Carrà, De Pisis e Morandi, ha conquistato presto un posto stabile nel canone della nostra storia dell'arte contemporanea, attraversando da protagonista stagioni fittamente punteggiate da correnti artistiche, poetiche di rottura, traumi stilistici, divorzi con i valori della tradizione e ritorni all'ordine, senza mai ingolfarsi in effimere mode generazionali, catechismi estetici o scuole dalle ideologie precostituite. Maccari ha incarnato, fin dai suoi esordi, la personalità di un artista libero e inclassificabile, e tale è rimasto lungo i sessant'anni di attività artistica che hanno popolato di figure indimenticabili il nostro immaginario: le donnine ilari e malinconiche, ritte sui tacchi, inguainate in calze ammiccanti, generosamente garrule e discinte, un po' cocotte festose e un po' torve ammiratrici; i gerarchi ritratti con deformanti sterzate di penna; la sfilata dei burocrati oblomoviani; i dittatori impettiti e mascelluti, o rimpiccioliti, da Napoleone a Mussolini; gli amici, artisti e letterati, visti sotto una lente estrosa e caricaturale - Flaiano, Morandi, De Chirico, Longanesi, Soffici, Soldati, Brancati, Baldini, Moravia, Longhi e Anna Banti, Oppo, Cardarelli, Malaparte, Ungaretti e altri -; il microcosmo degli affetti familiari - pensiamo ai meravigliosi ritratti di Annie e dei figli -; fino alle scene di insieme, spesso modulate su registri diversi: dalla leggerezza mondana e pettegola dei balletti e dei salotti, al dramma delle fucilazioni; dall'abbraccio degli amanti ai satiri e ai diavoletti. Il mondo figurativo di Maccari si squaderna come un'enciclopedia ossessiva di figure. A fare di Mino Maccari un classico restio a ogni tentativo di mummificazione agiografica è, infine, la presenza della critica che, fin da subito, ha posto l'accento sull'originalità dell'artista. Maccari ha calamitato a sé le migliori penne del Novecento, non solo tra gli storici dell'arte e i critici militanti - Longhi, Ragghianti, Briganti, Zeri, Raimondi, Tassi, Parronchi, Appella -; ma finanche gli scrittori e i critici letterari - Sapegno, Baldacci, Bertolucci, Betocchi, Sciascia, Flaiano, Pampaloni -, dei quali la mostra offre una campionatura testuale che funge da filo rosso per una più profonda comprensione delle opere".
La mostra rimarrà nella Sala Ferrario fino all'11 gennaio 2026. Ingresso libero tutti i giorni dalle 16 alle 19. Esclusi 25 dicembre e 1 gennaio. Info