Arriva da Alexandra Franceschi e Sara Galleni, frazioniste della Montagna Seravezzina, una riflessione su di ASBUC (Amministrazione Separata Beni Uso Civico) e i problemi della montagna intorno a Seravezza per fugare dubbi e contraddizioni emersi sulla stampa: “Seguiamo questa vicenda da anni. Senza voler ripercorrere tutta la storia, ci preme ricordare innanzi tutto che stiamo parlando di oltre 1.000 ettari, che da secoli sono proprietà collettive indivisibili dei residenti delle 7 frazioni della montagna appartenenti all’antico Comunello de La Cappella. Purtroppo, come noto, su parte di questi circa 700 ettari pende una causa che da decenni si trascina per via del marmo e di un’ azienda che continua ad estrarre senza essere mai riuscita a dimostrare di averne la titolarità; un’ attività che possiamo definire oramai residuale sotto l’aspetto occupazionale , che non impiega concretamente nessuno della montagna e che non porta benefici neanche ai sempre più scarsi laboratori siti nel Comune di Seravezza, perché il marmo estratto – pregiatissimo - viene per lo più esportato e gli enormi guadagni sono in capo a poche persone con ricadute praticamente nulle sul territorio montano; quel che resta invece, è un ambiente devastato e distrutto per sempre, nell'indifferenza di anni delle Amministrazioni Comunali succedutesi, che nel frattempo, non si sono accorte che il mondo è cambiato e la vera ricchezza è valorizzare questi luoghi ambientalmente incomparabili. La neonata associazione dominio collettivo della montagna di Seravezza davanti ad un notaio ha dichiarato, in base ad una loro personalissima e assolutamente contestabile interpretazione della legge nazionale 168/2017 sul riordino dei terreni di uso civico, di essere gli unici titolati a rappresentare i diritti degli oltre 1000 residenti della montagna. Il direttivo di questo sedicente dominio collettivo è composto da 9 persone di cui 5 appartenenti alla stessa famiglia di Minazzana e difficilmente può sostenere di rappresentare tutti gli abitanti delle 7 frazioni montane, occorre infatti ricordare che l’ASBUC esiste, ed è l’ unico ente esponenziale riconosciuto finora dalla Regione Toscana dal 2012. Quello che manca all'ASBUC è il consiglio direttivo, perché nonostante le ripetute richieste e petizioni, l’attuale giunta del Comune di Seravezza e la Regione Toscana, si sono sempre rifiutate di indire le elezioni democratiche chiamando a votare tutti i residenti delle 7 frazioni montane, perchè solo il Direttivo, che da queste elezioni deriva e l'Assemblea dell'ASBUC sono i soggetti esclusivi titolati a portare avanti i contenziosi in essere. Occorre evidenziare che, sia la Giunta Tarabella che quella attuale Alessandrini, in mancanza del direttivo ASBUC, per loro precisa volontà politica, nulla hanno fatto come prevede la legge, per gestire questa ricchezza collettiva della montagna.
Si consideri inoltre che, né comune né il sedicente dominio danno notizia di una tappa fondamentale di questa vicenda, ovvero che il Commissario agli Usi Civici ha nominato il CTU, un Consulente tecnico d’ufficio per determinare una volta per tutte l’estensione e la titolarità effettiva di questi terreni. Noi - Alexandra Franceschi e Sara Galleni- deluse da questa totale mancanza di rispetto per gli abitanti della montagna, ci siamo rivolte e noi soltanto al Commissario, presentandoci senza avvocati e a nostre spese più volte a Roma, per chiedere di ristabilire la verità così offuscata da liti, pretese e talvolta da millanterie che fin’ora hanno fatto solo il male della montagna e dei suoi abitanti. Confidiamo nella giustizia e che finalmente vengano indette dal Comune e Regione le libere e democratiche elezioni di ASBUC, per mettere fine a questa vicenda veramente poco commendevole”.








