Cronaca
Liceo Barsanti e Matteucci, riparte l’attività nel padiglione colpito dal cedimento di una trave
A poco meno…

Spaccio nella pineta di Ponente a Viareggio, i carabinieri arrestano tre marocchini
Un’operazione congiunta del Nucleo Investigativo di Lucca e della Compagnia Carabinieri di Viareggio ha portato, nel tardo pomeriggio di mercoledì, all’arresto in flagranza di reato di tre cittadini…

Influencer va a Viareggio per fare surf, le spaccano l’auto e la derubano: in un video la sua denuncia
“É triste che mentre siamo a fare sport, a viverci la natura, ci sia qualcuno che pensa che la scelta giusta sia spaccarci la macchina e rubarci tutto”.

Terrore in centro a Viareggio: armato di pistola finta cerca di rapinare la Conad di via Battisti, bloccato e arrestato
Momenti di grande paura mercoledì mattina al punto Conad di via Battisti, nel centro di Viareggio, dove un uomo col volto travisato e in mano una pistola a…

Clamoroso a Viareggio: abbattuto il muraglione del porto con le scritte per il Carnevale e Mario Tobino
Ruspe allo storico muraglione del porto di Viareggio, uno dei luoghi simbolo della città. E no, contrariamente al celebre motto di Salvini, il leader della Lega non c’entra…

Minaccia una donna per strada e le ruba bici e Iphone: arrestato extracomunitario a Viareggio
La polizia di Viareggio ha arrestato un cittadino marocchino di 47 anni sospettato di rapina ai danni di una donna. L’uomo le avrebbe rubato la borsa e la…

Rapina – choc con calci e pugni per strada a Viareggio per un telefonino: arrestato marocchino
La polizia di Viareggio ha arrestato un cittadino marocchino di 22 anni per rapina. L’uomo, la notte tra il 26 e il 27 aprile scorso, in via Matteotti,…

Ancora maltempo sulla Toscana, martedì allerta gialla per temporali
E’ ancora maltempo in Toscana per un’intensa perturbazione atlantica in transito sulla regione. Fino alla tarda sera di oggi, lunedì 5, sono previsti temporali sparsi, anche di forte intensità, più…

Colpo dei ladri a casa dell’assessore del Comune di Viareggio Alessandro Meciani: via i gioielli dalla cassaforte
Malviventi in azione a casa di Alessandro Meciani, noto imprenditore e politico, attuale assessore alle attività produttive del Comune di Viareggio. A darne notizia, nelle rispettive edizioni odierne,…

Montignoso, scontro fra auto e bici: grave una donna in ospedale col Pegaso
Grave incidente stradale nella tarda mattinata di lunedì a Montignoso. Per ragioni ancora da chiarire, poco dopo le 12 un’auto e una bicicletta si sono scontrare lungo la…

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Non è la stessa giornata di sole che ci ha accolto a Pisa, Lucca, Montecarlo, Viareggio e la Versilia. Il giorno di pasquetta il cielo è in parte plumbeo, minaccia pioggia, c'è vento. Arriviamo a Livorno a metà pomeriggio, piazza della Repubblica ci accoglie con un deserto tutt'altro che tale. C'è qualcuno in giro ed è meglio così, lecito o non lecito che sia, fa bene al cuore intravedere qualche essere umano che respira sia pure attraverso le mascherine.
Per chi a Livorno è nato, come noi, o anche per chi conosce e ama questa città nonostante tutti i suoi difetti e i suoi limiti, il Coronavirus è un'altra mazzata che va ad aggiungersi ad una situazione economica già deficitaria da tempo. La città vive, essenzialmente, di servizi e, perché no?, di una ristorazione e non solo nei quali il popolo livornese, da sempre, trova alimento e fiducia nel futuro. I livornesi amano la vita, il sole, il mare, i colori forti dell'esistenza. E' gente semplice, scarsamente acculturata, tutt'altro che complessa o complicata, gente che ama la concretezza dell'esistenza, che ha, forse, scarsa voglia di impegnarsi nello scalare i gradini dell'efficacia e dell'efficienza, del potere e del successo ad ogni costo, ma ha ben chiaro quale è il vero senso della vita e il buonsenso che, sovente, ad esso si accompagna.
Abbiamo trascorso decine di estati in questa città che ha un lungomare diverso da tutti gli altri che abbiamo incontrato negli anni successivi a quelli della nostra beata incoscienza. Non c'è sabbia o ce n'è molto poca, il resto sono piattaforme in cemento e scogli e non è un caso che, parlando di mare, si sia soliti differenziare chi è abituato al mare di sabbia e a quello di scoglio, quest'ultimo più adatto, sicuramente, a chi del mare sa apprezzare anche gli aspetti più estremi e impegnativi, ma anche più appassionanti e unici.
Che cosa accadrà, la prossima e imminente stagione estiva, ai balneari labronici, abituati a calcolare le distanze non in termini di metri, ma di centimetri? Cosa succederà a tutti quei livornesi che, ogni mattina, arrivano ai bagni con le loro ghiacciaine ricche di alimenti da leccarsi baffi e pronti per essere depositati sui tavoli di fronte alle cabine a qualche braccio di distanza di quelli dei loro dirimpettai? E sdraio e lettini, che sono, spesso appiccicati come ostriche allo scoglio, che fine faranno e come dovranno essere sistemati? Parlano di plexiglass... ma sapete dove ve li dovete andare a mettere i plexiglass?
E le piscine, come si fa a misurare le distanze? E i tuffi dai trampolini? E le gabbionate, cavolo, sudati come non mai, calzettoni e scarpe in mano dopo 30 minuti di massacro sotto il sole? Già, ma c'è il Covid-19...
Livorno, prima della disgraziata guerra fascista, era una città splendida, con la sinagoga seconda per bellezza in tutta Europa. Una città cui gli ebrei avevano dato, grazie ai Medici, uno sviluppo incessante e incredibile. I bombardamenti alleati l'hanno devastata, distrutta, cancellata nelle sue parti più antiche e più belle. Quando le bombe scendevano giù a grappoli, i livornesi fuggivano di qui e di là, nei rifugi o chissà dove per cercare di trovare scampo alla morte. Così, purtroppo, non è stato. Ne sono morti a migliaia, come mosche e questa città uscita martoriata dalla guerra ha saputo, sia pure con fatica e non sempre con successo, a riprendere la propria vita.
Sarà forse un qualunque coronavirus a causarne la rovina?
Sulla terrazza Ciano Cip(rian) ha immortalato un gabbiano che stava per prendere il volo. Livorno è così, sempre in procinto di staccarsi da terra e, a dirla tutta, raramente in grado di riuscire a volare. Ma tant'è. I livornesi amano la vita semplice che conoscono da secoli, sono sperperoni e amano esibire quello che comprano, dalle auto ai gioielli. Amano l'oro, forse perché luccica oltreché perché vale, e non riescono a rinunciare ai loro convivi e alle loro abitudini.
Ieri, Livorno era vuota, spenta, triste e malinconica, ma una volta scomparse le nuvole, ecco nuovamente il sole a restituire smalto e luce a una città dove a marzo si comincia a prendere il sole e a fare il bagno e si smette a ottobre. Livorno è un quadro che non si stinge mai.
Fotoservizio di Ciprian Gheorghita
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Esiste un limite oltre il quale la democrazia diventa dittatura strisciante e costringe le persone ad accettare ciò che, in altre circostanze, non accetterebbero mai. Il Coronavirus ha rappresentato questo limite ed è diventato, per una classe dirigente di incapaci e in malafede, il grimaldello per sfondare ogni coscienza e lo specchietto per le allodole in grado di attirare ogni timore. Ci hanno, lentamente, tolto tutto, con la scusa di una pandemia che, al massimo, è una epidemia e nemmeno tra le più spaventose, perfino la possibilità di lavorare che è non soltanto un diritto inalienabile e garantito dalla costituzione, ma una necessità vitale senza la quale impossibile è anche respirare l'aria che ci circonda e dare da mangiare ai propri figli.
Lo hanno fatto nel modo più subdolo che esista, ossia con l'inganno, adducendo una inderogabile urgenza pena l'annientamento di milioni di esseri umani. Addirittura, a inizio emergenza, uno degli imbecilli in circolazione cui viene richiesto il parere in quanto esperto, disse che la soglia di due milioni di morti sarebbe stata possibile. Auspicabile, aggiungiamo noi, per una élite globalista e strumento della speculazione finanziaria che mira a distruggere ogni identità nazionale per creare un universo omogeneizzato e schiavo delle caste privilegiate che governano i grandi organismi sovranazionali.
Ci hanno promesso che se fossimo stati tranquilli, tempo un paio, massimo tre settimane, il virus, restando tutti a casa, si sarebbe dissolto come nebbia al sole. E' passato più di un mese e ne passeranno due di lockdown, ma di quelle promesse non c'è più traccia. Vanno avanti navigando a vista, affidandosi agli scienziati che vivono e osservano la vita chiusi nei loro laboratori e attraverso le lenti d'ingrandimento dei loro microscopi. Ma non hanno una strategia, una linea d'azione, un limite entro e oltrepassato il quale sono disposti a rivedere le proprie pseudo convinzioni.
A colpi di decreti ministeriali firmati da un povero inetto assurto a primo ministro senza nemmeno averne le competenze assistito da un portavoce che è stato capace, soltanto, di bazzicare quel cesso di trasmissione che risponde al nome del Grande Fratello, hanno deliberatamente distrutto i principi fondamentali della nostra carta costituzionale divenuta, forse, carta da cesso riciclabile ad ogni occasione, soprattutto, quando c'è da invocare l'antifascismo e stronzate del genere. Pensate un po' se queste misure liberticide le avesse adottate, Coronavirus in corso, un governo presieduto da Matteo Salvini. Altro che colpo di stato avrebbero gridato...
La gente non ha più soldi e quelli che ce l'hanno appartengono a quella fetta di popolazione che ha interesse al mantenimento dello status quo, ossia al mantenimento di una enorme parte della popolazione nella schiavitù derivante dal concreto rischio di precipitare nell'indigenza. Chiunque si oppone agli ordini del Pensiero Unico Dominante viene sanzionato mediante multe salatissime che vanno ad aggravare un già precario stato di salute, quella vera, però, non quella minacciata dal virus.
Lavorare non è un dovere, è un diritto e nessuno può reprimerlo altrimenti il fascismo mussoliniano stesso diventerebbe una rappresentazione comica di fronte a una democrazia che impedisce sistematicamente di procacciarsi da mangiare ossia costringe i propri figli alla fame e all'autodistruzione.
Ai nostri tempi, tempi dove le parole avevano un peso e coloro che le pronunciavano pure, di Ursula conoscevamo soltanto l'attrice splendida e statuaria che affiancava, al cinema, l'agente segreto 007 James Bond e, nella vita, beato lui, l'attore Fabio Testi. Oggi, l'Ursula appena comparsa sulla scena, è una certa Ursula van der Leyen presidente della commissione europea, un altro di quegli organismi privi di senso e di utilità dove vanno a finire innumerevoli nostri politicanti da strapazzo che guadagnano anche di più dei loro colleghi al Transatlantico romano.
Questa donna di razza tedesca, in sintonia con un'altra rappresentante del, si fa per dire, gentil sesso teutonico, la Angela Merkel, invece di pensare prima di aprire la bocca, ha creduto bene di lanciare l'allarme per la prossima estate, invitando i sudditi di tutta Europa ad attendere prima di prenotare poiché non si sa ancora quale sarà la strada percorsa dal Covid-19. Quanto, poi, agli anziani, ha suggerito di confinarli da qualche parte fino alla fine dell'anno.
Ora, a prescindere che gli anziani, o vecchi che è meglio, sono in gran parte già esiliati in ricoveri denominati RSA per il solito linguaggio politicamente corretto, la questione vacanze non è una pura e semplice voglia di evadere, ma, in particolare per un paese come il nostro che vive di turismo, una assoluta certezza dalla quale è impossibile prescindere.
Nessuno, ovviamente, che tra i politici nostrani di maggioranza (ma quale?), o di opposizione (ma dove?), abbia alzato il pugno e lo abbia sbattuto sul tavolo in segno di resistenza o, quantomeno, di protesta. Tutti zitti. Eppure è evidente a chiunque abbia occhi per vedere, cuore per capire e testa per ragionare, che l'Italia sta per finire contro un iceberg di dimensioni enormi. Una volta finita l'anestesia da Coronavirus impostaci dagli esperti che di esperto non hanno alcunché - vedi la composizione della task-force di Conte dove ci sono i rappresentanti delle società finanziarie e degli enti mondialisti che detengono il potere e speculano sulle risorse, umane e non, del pianeta - noi poveri peones ci accorgeremo in che razza di pantano ci hanno precipitato. Sabbie mobili nelle quali più ci muoveremo e più andremo a fondo.
Siamo vittime, tutti, di una impostura, di un colpo di stato posto in essere da un governo delegittimato e senza alcuna autorevolezza né autorità. Ci hanno costretti ad assistere h24 a trasmissioni televisive il cui unico scopo era quello di incuterci paura e terrore così da farci accettare più facilmente e docilmente le loro imposizioni. Ci hanno obbligati a stare chiusi in casa e a non lavorare senza darci niente per vivere e soltanto per questo meriterebbero di essere arrestati, processati, condannati e, in una società che non è, purtroppo, come la nostra, puniti nel modo più esemplare possibile. Come si può impedire alla gente di lavorare senza darle il necessario per vivere? Tutto ciò è contro ogni logica ed ogni evidenza. Nessun padre di famiglia priverebbe i propri figli del cibo per vivere. Loro, invece, lo fanno: segno che non sono non sono padri, ma, nella migliore delle ipotesi, degli aguzzini.
Ma il risultato peggiore, lo schifo più assoluto, la vergogna più indelebile, li hanno raggiunti spingendo le persone a denunciarsi vicendevolmente, a fare quello che, una volta e quando si chiamavano le cose con il loro nome, facevano le spie. Siamo diventati un popolo di spioni, né più né meno che ai tempi del fascismo e durante la persecuzione razziale. Ci hanno condotto ad odiarci gli uni verso gli altri e a far scattare la molla dell'odio è stato sufficiente imporre l'obbligo di restare chiusi in casa cosicché, chi avesse violato la disposizione, sarebbe stato visto come un untore o, peggio ancora, come un pericoloso anarchico da imprigionare. Abbiamo smarrito ogni solidarietà, ogni umanità, altro che 'andrà tutto bene' e ipocrisie buoniste del genere.
Ecco perché ribellarsi, ora, a distanza di un mese e mezzo e in attesa dell'ennesimo black-out, non è tanto un dovere, ma un diritto che ognuno di noi deve essere libero di poter esercitare.
Noi non vogliamo impedire a chi ha paura o anche a chi ha soldi per mantenersi vita natural durante, di restare chiusi in casa in attesa che il Potere decida se, quando e come, potremo ritornare a essere uomini liberi. Tuttavia rivendichiamo il diritto di poter scegliere, a questo punto, tra il rischio di contrarre il contagio e la certezza di finire in miseria e affidarsi alle tante associazioni che concedono l'elemosina come, ad esempio, i pasti della Caritas.
Questo è un diritto inalienabile e nessuno, tantomeno Giuseppe Conte e il suo pechinese, possono toglierci. E se questo rappresenta una istigazione a delinquere, bene, siamo qua. Arrestateci, ma fatelo, perché, altrimenti, continueremo ad alzare, con l'unica arma che ci è consentita ossia la parola scritta, il livello dello scontro tra la vostra arroganza e la nostra fermezza.